La testa degli italiani by Beppe Severgnini

La testa degli italiani by Beppe Severgnini

autore:Beppe Severgnini [Severgnini, Beppe]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-17T16:40:16+00:00


Appuntamenti e fidanzamenti, conoscenze e divergenze, matrimoni e funerali, commedie e tragedie, aspettative e delusioni, i misteri del passaggio e le consolazioni della ripetizione. Accade di tutto, davanti a una finestra italiana, con una differenza: protagonisti e comparse ce la mettono tutta, come se ne andasse della loro vita.

Mercoledì

SESTO GIORNO

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A Roma

La banca,

palestra di confidenza e diffidenza

Di prati, a Prati, non se ne vedono. Il quartiere - vie diritte e case alte tra il Tevere e il Vaticano – occupa poco spazio sulle guide turistiche, ma è affascinante, come sempre Roma quando accetta di essere normale. Trentaquattro secoli di ininterrotta storia urbana schiaccerebbero chiunque: non quella ragazza che parcheggia il motorino, si toglie il casco e controlla nello specchietto retrovisore che i capelli non abbiano subito conseguenze.

Mercoledì a mezzogiorno: il centro della settimana lavorativa. All'ingresso di questa banca uno schermo a cristalli liquidi propone investimenti: timidamente, quasi sapesse che, ultimamente, gli italiani si fidano poco (i romani, pochissimo).

Opuscoli ubiqui annunciano ambigui: «Più ci parliamo, più ci conviene»: anche a noi, verrebbe da rispondere. Un televisore con i movimenti di Borsa brilla come un acquario senza pesci.

Il pavimento è di linoleum grigio: sembra sporco anche quand'è pulito, ma ha il vantaggio di sembrar pulito quand'è sporco. Ci sono sedie girevoli color verdebanca, e stampe alle pareti. Tre trentenni tristi, dietro le loro scrivanie, intrattengono ciarliere cinquantenni.

La gente qui dentro non si sente osservata e si comporta con naturalezza. Guardate come aspetta. In Europa le persone tendono a formare linee rette; in Italia preferiamo configurazioni più artistiche. Onde, parabole, pettini, schiere, gruppi, piccoli assembramenti. Una coreografia che complica l'attesa, ma riempie la vita. Un inglese, quand'è solo ad aspettare, si considera l'embrione della coda che nascerà; questi italiani appaiono allineati, ma in realtà costituiscono altrettante minuscole code, ognuna con direzioni e propositi propri.

Pochi si rassegnano a un'attesa passiva. Quasi tutti cercano di movimentare l'occasione. C'è chi critica qualche aspetto dell'organizzazione e chi, osservando le altre persone in coda, sa calcolare il tempo necessario. Per esempio, chi versa contanti o assegni deve aver compilato la distinta di versamento, altrimenti perderà tempo allo sportello; le persone con occhiali da lettura sono più lente, quelle troppo giovani potrebbero essere inesperte; gli individui con la borsa sono sospetti: dentro ci sono magari risme di assegni o sacchetti di monete.

Sono diminuiti quelli che tentano di saltare la fila: l'azione è considerata banale. Esistono però personaggi abili nell'intrufolarsi in una coda esistente, utilizzando scuse puerili («Solo una domanda!»), e ogni particolarità del terreno: entrate secondarie, passaggi, colonne, aperture. Girate la testa, e li vedete dietro di voi; alzate gli occhi, e ve li trovate accanto; guardate di nuovo, e stanno due metri avanti.

Infine, ammirate questo gioiello di creatività: le file non sono allineate in corrispondenza degli sportelli, ma attendono tra uno sportello e l'altro. Così chi aspetta può illudersi d'essere in coda davanti a due sportelli, e spera di riuscire a scivolare dove il servizio è più rapido. Dite che è strano? Certo. Ma questa banca è italiana: non potete sorprendervi che sia sorprendente.



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